Fabbricando case col sorriso e col buonumore – Parte 2

Continua l’indagine iniziata un anno fa dei luoghi lasciati in stato di abbandono nelle Marche. In questo caso mi sono soffermato sullo stato di degrado di Villa Valcerasa di Treia e l’ex fabbrica Parima di Macerata.

La nostra provincia ci offre dei bellissimi paesaggi e degli scorci mozzafiato che il mondo ci invidia, ma basta fare due passi al Sasso d’Italia di Macerata, per imbattersi in uno dei mostri edilizi e capannoni, che più mi hanno colpito e schifato in questi anni. Chiunque può accedervi e può notare questo scempio e il totale stato di abbandono in cui versa l’ex fabbrica Parima chiusa e mai dismessa per via degli alti costi che questa azione comportava. Dopo la dichiarazione di fallimento dell’azienda, che ha causato il licenziamento di 21 dipendenti nel 2012, nessuno si è mai curato della gestione di questi enormi fabbricati che oggi si trovano lasciati a se stessi e che con il tempo sono diventati una discarica a cielo aperto. Inoltre a distanza di anni non è stato fatto alcun intervento di messa in sicurezza e di bonifica, e dove è facilissimo per chiunque entrare. Le immagini inquietanti del degrado e dello stato di totale abbandono dell’ex fabbrica Parima potete constatarle voi stessi e possono essere riassunte in tre parole: una merda totale.

Le origini della Villa Valcerasa risalgono al XIII secolo e sono legate alla storia del Beato Pietro da Treia, un frate francescano nato nel 1227 a Montecchio (divenuta in seguito Treia) e morto a Sirolo nel 1304. Nel luogo del suo eremitaggio, la fitta Selva di Valcerasa, la devozione dei Montecchiesi fece sorgere, attorno al 1450, il Convento dè Clareni, che ospitò spesso illustri pellegrini che si recavano alla Santa Casa di Loreto e nel 1464ospitò anche Papa Pio II, diretto ad Ancona per recarsi in guerra contro i Turchi.
Sotto Papa Pio V, nel 1568, il cenobio di Valcerasa fu consegnato ai Minori osservanti, e, nel 1630, i Treiesi decretarono che tale luogo fosse utilizzato come lazzaretto. In seguito, dopo essere appartenuta alle Monache Di Santa Chiara, nel 1722 la proprietà passò alla famiglia Grimaldi che, nel 1739, sistemò e dedicò la Chiesa alla Vergine Madre di Dio; in seguito, il cardinale Nicola Grimaldi, Legato pontificio di Forlì e Governatore di Roma, cui la città di Treia deve gran parte delle sue emergenze architettoniche, realizzò la Villa Valcerasa e le sue dipendenze: i lavori furono iniziati poco prima del 1794 e completati nell’anno 1816, data di una mappa del Catasto Gregoriano che rappresenta la villa ed il casino di caccia ad essa collegato con una planimetria perfettamente riconducibile all’attuale. La villa fu poi ristrutturata, ampliata, e migliorata nelle sue caratteristiche compositive tra il 1816 ed il 1835 da Nicola Lorenzo Gioacchino Grimaldi, alla cui scomparsa, avvenuta nel 1918 ed in assenza di eredi maschi, il possesso delle varie proprietà passò in eredità alla marchesa Letizia Rappini di Casteldelfino dei principi Ruspoli e, da questa, alla famiglia dei suoi nipoti Folchi Vici.

Al giorno d’oggi la villa è in rovina, rimanendo in ogni caso una testimonianza importante dell’architettura e della nobiltà dell’epoca.