Into the north – Iceland

Ho avuto la fortuna di lavorare come cameriere e vivere per quasi quattro mesi in Islanda, sia in inverno che in estate ed è stata l’esperienza che forse mi ha cambiato e mi ha arricchito più di qualunque altra cosa abbia fatto o visto fino ad’ora. L’Islanda su di me ha avuto un fascino particolare e per chi ama la natura Wildness è un vero e proprio paradiso.

In alcune parti dell’isola sembra di tornare indietro nel tempo quando la Terra era ai primordi, con eruzioni di vulcani,lo spostamento di ghiacciai e l’aurora boreale. Alcune parti sono totalmente disabitate sopratutto nella parte centrale dell’isola, dove domina il deserto, con distese interminabili di rocce vulcaniche, montagne immacolate e il cielo. Ascoltare del jazz e avventurarsi con la macchina nel deserto è forse una delle esperienze che ricordo con più piacere e che consiglio a chiunque.

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La mia base di partenza di numerosi trekking che svolgevo nelle ore o giorni liberi era un “Volcano Hut” all’interno del Parco Nazionale di Thorsmork, un rifugio-albergo che si trova sul letto di un fiume glaciale e sotto le pendici del famoso vulcano Eyjafjallajokull.Questo vulcano si è reso protagonista nel 2010 di una violenta eruzione con il conseguente scioglimento dei ghiacciai che provocò notevoli danni e disagi nelle zone limitrofe che danno sbocco al mare e la chiusura dello spazio aereo. Il nome significa in islandese Ghiacciaio dei Monti delle Isole; la parola è formata da eyja (isole), fjalla (montagne) e jökull (ghiacciaio); le isole in questione sono le Vestmann, su cui domina in lontananza.
Il rifugio è un luogo ospitale con 50 letti e diverse camere personal, una cucina eccellente, insomma un punto di ristoro per tutti coloro che arrivano stanchi a fine giornata dopo numerosi kilometri di trekking percorsi, inoltre i ragazzi  che ci lavorano sono stati fantastici e molto accoglienti, sembrava di essere una piccola famiglia. Ho trovato questo albergo è un meltin pot di ragazzi provenienti da tutti i paesi del mondo, in particolare francesi, tedeschi, spagnoli, russi, canadesi e americani. Quando si arriva in cima alla montagna che sovrasta la vallata si può scorgere un panorama fuori da ogni immaginazione, che mette un piacevole disagio di fronte a questa vastità sconfinata. Il vento costante crea un atmosfera quasi surreale che porta lo spettatore a stare in silenzio, senza accorgersi del passare del tempo.
Questo rifugio è anche il punto d’arrivo di uno dei trekking più belli al mondo il Laugavegur, che normalmente si può fare in tre o quattro giorni. L’area è una popolare destinazione turistica per la presenza di interessanti formazioni geologiche, come le montagne multicolore di riolite, ampie distese di lava e sorgenti di acqua calda. Io ho completato i 60 km di itinerario soltanto in due giorni poichè non avendo l’attrezzatura adeguata non ho resistito al freddo e al vento gelido notturno e quindi mi sono deciso di dividere il viaggio in 30 km al giorno, ma consiglio vivamente di affrontare il percorso in quattro giorni in primis per ammirare la bellezza del paesaggio circostante e per non arrivare sfiniti alla fine.

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Non poteva mancare un libro che porto sempre, in questo caso “Moby Dick” di Melville e riporto un passo che mi ha colpito e diciamo in parte ricalca quello che stavo vivendo:

“Il giro del mondo! Parole che ispirano tanti sentimenti di orgoglio; ma dove ci porta tutta questa circumnavigazione? Soltanto, attraverso pericoli innumerevoli, al punto esatto da dove eravamo partiti, dove quelli che abbiamo lasciati indietro al sicuro sono stati per tutto il tempo davanti a noi.
Se questo mondo fosse piano infinito, e navigando verso est potessimo raggiungere sempre posti più distanti e scoprire cose più doci e strane di tutte le Cicladi o le Isole del Re Salomone, allora ci sarebbe senso nel viaggio. Ma quando inseguiamo quei misteri lontani che sogniamo, o diamo tormentosamente la caccia a quel fantasma demoniaco che prima o poi nuota davanti a tutti i cuori umani, quando così ci buttiamo alla caccia intorno a questo globo, quelle cose ci portano dentro sterili labirinti, o ci lasciano a mezza strada, sul fondo.”
Ismaele (Moby Dick – Herman Melville)

Nei giorni liber io insieme a un mio amico sloveno Jalen che lavorava con me abbiamo dormito con il sacco a pelo in tenda, in macchina e in alcuni ostelli completando la Road One in 5 giorni dividendo le spese di viaggio. Abbiamo viaggiato in macchina e in autostop dirigendoci verso la regione Nord-ovest dei fiordi, dove le pecore e i cavalli islandesi ne fanno da padrone e sono più numerosi degli abitanti. Ho percorso più di 4.000 km in questi quattro mesi e il senso di libertà e pace tra le strade interminabili, circondati da paesaggi quasi irreali e praticamente immutati da secoli è una sensazione difficile tra poter ritrovare in futuro.

Non voglio dilungarmi oltre, perchè vi racconterò con le mie fotografie, quello che ho visto, sentito e percepito durante questo viaggio.
Trovate tutte le foto a questo link: http://www.gentilimarco.com/wordpress/lost-in-iceland/

E’ stata un’esperienza importante e formativa che mi ha permesso di scoprire me stesso, mi ha stimolato a pensare ed apprezzare le bellezze di questa Terra, che poi in fin dei conti è quella in cui tutti noi viviamo.

A presto

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