Il tetto dei Monti Sibillini – Castelluccio di Norcia

Sono ormai 3 anni che sono stato catturato da un luogo magico ed inospitale, ma ogni volta che ci ritorno è come se fosse la prima.

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Gli altopiani di Castelluccio sono situati nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, al confine tra le Marche e l’Umbria. A livello morfologico gli altopiani sono divisi in due grandi Piane, Pian Grande e il Pian Perduto, con una estensione totale di oltre  70 km. Tra i due versanti sorge il piccolo e suggestivo paese di Castelluccio di Norcia, con i suoi circa 80-100 abitanti, ma che in inverno arrivano a malapena a 15-20. Oltre a questa presenza umana, il luogo è circondato dal nulla e il silenzio ne fa da padrone, in tutte le stagioni ed in particolare durante i freddi inverni, dove si raggiungono temperature polari che possono sfiorano i -25°.

Dalla consultazione di antichi documenti e a giudicare da impianto e tipologia del vecchio nucleo abitativo, la nascita del paese non risalirebbe a prima del secolo XIII sec, gli stessi documenti parlano comunque di un castello preesistente.La storia di Castelluccio e il suo sviluppo sono strettamente legate alla storia della pastorizia. Quando nacque l’esigenza di cambiare l’attività della pastorizia da stagionale a stanziale, cominciò il disboscamento delle alture per creare nuovi pascoli, inoltre il legno era usato come materiale da costruzione e da riscaldamento. Castelluccio, considerando la sua posizione strategica, nacque come presidio dei confini comunali e per controllare i pascoli di Norcia; ancora oggi, il paese sorge al confine con i comuni di Castel Sant’Angelo sul Nera a nord e quello di Arquata del Tronto a sud.

I castellucciani quindi avevano un ruolo preponderante nella lotta contro le pretese territoriali di Visso (soprattutto riguardanti il Pian Perduto, alias Piano di Cànatra o più tardi anche Piano di Visso che stando ai documenti, nel 1276 apparteneva a Norcia, come fu ancora per altri decenni) e godevano di terre, franchigie e privilegi comunali se mantenevano continuamente la residenza al Castello.
Nel 1276 almeno una trentina di famiglie andarono ad integrare la popolazione del Castello dei Senari, da quel momento comincia ad affermarsi il nome di Castel di Monte Precino, l’abitato si sviluppò sulla sommità rocciosa della collina.
La parte più alta, denominata cassero, ospitava un edificio, punto di estrema resistenza, ricco di armi e vettovaglie. A semicerchi concentrici, le case si allinearono sul versante sud lasciando scoperto, per le avverse condizioni meteorologiche, quello a nord.
Si ha notizia di un massiccio intervento di restauro ed ampliamento delle mura nel 1423 probabilmente per riparare i danni causati dalla guerra tra Norcia e Camerino, per cui Castelluccio, svolse probabilmente un ruolo non marginale.
E’ del 1346 la ben nota divisione della montagna, 16 divisori o terminatori, scelti nel ceto nobile e popolare di Norcia, ebbero mandato di ripartire prati, boschi, pascoli e coltivi della zona.
Ciascun nucleo familiare iscritto nel libro dei focolari ebbe una parte, che gli veniva attribuita, utilizzando termini giuridici, in usufrutto a vita, in quanto la parte assegnata (presella) tornava alla comunità in caso di cancellazione del focolare.
A partire però dal XVI secolo, Norcia cominciò a prevaricare sempre di più i diritti del contado impadronendosi a poco a poco del territorio assegnato nel 1346.
Aspre battaglie alternate a tregue più o meno lunghe, fecero da cornice alla vicenda dell’assegnazione del Pian Perduto, tra queste vicende la più famosa è la “Battaglia del Pian Perduto” del 20 luglio 1522, scontro tra Norcini e Vissani intorno al quale fiorirono racconti e leggende più o meno fantasiosi. In quel frangente Norcia ebbe la peggio, questa vicenda sicuramente passò alla storia proprio perché Norcia malgrado fosse molto più potente, dovette soccombere. Comunque fino al XVI secolo si assistette ancora a numerose dispute tra le parti.

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In ogni stagione Castelluccio regala un’emozione unica, quindi vi capiterà di assistere a situazioni diverse ogni volta che tornerete. Le stagioni migliori secondo me sono quella tra Giugno-Luglio e in inverno. Durante il periodo estivo si assiste alla fioritura spontanea, legata al fenomeno della fioritura di moltissime specie del Pian Grande, che regala spettacoli mozzafiato con la presenza di numerosi fiori con colori che vanno dal rosso, al viola al gialloal blu. In inverno invece il silenzio e la tranquillità ne sono i padroni e camminando ad esempio nel Fosso dei Mergani, in un luogo incontaminato e surreale, ci si sente piccoli di fronte alla maestosità e alla bellezza della Natura. Purtroppo non mancano le difficoltà per mantenere integro questo luogo, come ad esempio lo scempio dell’area sosta camper in mezzo al Pian Grande, una macchia indelebile sopratutto nelle giornate estive che si riempie di puntini bianchi visibili da chilometri di distanza, ma che la politica del turismo moderno non riesce a contrastare tutto ciò, ma al contrario la sostiene e la incentiva.

Di seguito troverete alcuni degli scatti realizzati nel corso di questi anni:

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Consiglio a chiunque, almeno una volta nella vita, di poter camminare da soli o in compagnia tra le piane ed immersi nel silenzio.